The label ARCANA has reprinted our CD recording of some violin sonatas by Francesco Maria Veracini: it was our 1st CD with Arcana!
Quando Michel Bernstein nel 1994 mi chiese di iniziare ad incidere dischi per Arcana la scelta del programma del primo CD cadde su alcune opere di Francesco Maria Veracini, all’epoca non ancora troppo conosciute.
Veracini (1690-1768), di cui quest’anno ricorrono 350 anni dalla morte, è stato un grande violinista fiorentino dal temperamento fiero e acceso, un concertista famoso che ha traversato l’Europa ed ha lasciato segni indelebili in luoghi che furono teatro di una vivace vita musicale come Dresda, Londra, Francoforte e Praga. Le sue sonate per violino ci testimoniano un’immaginazione sempre accesa ed
una verve tutta personale unite ad una tecnica strumentale assai brillante.
Le 12 sonate dell’op. I (1721) si dividono in 6 sonate cameristiche che contengono Ouvertures o Preludi seguiti da suite di danze di vario genere e 6 sonate “da chiesa” in cinque movimenti fra cui spicca sempre almeno un fugato. La scrittura violinistica è notevolmente più ardita rispetto allo stile austero di Corelli.
Le Sonate Accademiche op. II (1744) appartengono all’ultimo dei periodi londinesi del violinista toscano. Esse si distinguono, oltre che per l’originalità e l’eccellenza della musica, grazie alla presenza di segni dinamici ed indicazioni esecutive inusuali per l’epoca, per l’uso frequente dell’arcata lunga tipica dei massimi virtuosi italiani, di una abbondante varietà di colpi d’arco e di invenzioni idiomatiche di grande effetto. L’autore vi opera una commistione dei generi e gli antichi fugati vengono sostituiti da “Capricci” molto estesi che utilizzano sì svariate tecniche contrappuntistiche ma servono per lo più come spazio libero per il dispiegamento di un virtuosismo estroverso ed esuberante.
Incidemmo questo CD in una chiesa della Normandia che Michel Bernstein conosceva bene e che scelse proprio in virtù della sua acustica. Era un luogo in cui Christophe Coin aveva passato molte delle sue giovanili vacanze. Piovve quasi sempre: l’aria era umidissima ed avere a che fare con corde di budello non era certo la cosa più agevole. Mi ricordo che sulle lunghe note finali si sentiva sempre il verso particolare di un uccello ed eravamo quindi costretti a ripeterle spesso: alla fine scoprimmo che si trattava di una “dame blanche”, un rapace notturno che aveva trovato rifugio dentro al campanile e che evidentemente non riusciva a dormire durante il giorno a causa della nostra presenza. Comunque riuscii a fare ritorno a casa in compagnia di una eccezionale bottiglia di Calvados vecchio più di quaranta anni.
Scrissi il testo del dialogo che accompagna il libretto in omaggio a mio fratello Marcello: da ragazzi, per gioco, io lo chiamavo “Pippo” e lui mi chiamava “Stanislao”. Spero che anche voi vi divertirete a leggerlo così come io mi sono divertito nello scriverlo.