testo scritto nel 1995 per il booklet del CD dedicato a sonate op.I e op.II di Francesco Maria Veracini (ARCANA - Michel Bernstein Editeur - A 27)
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STANISLAO - Carissimo fratello, il piacere di rivederti è così grande che abbandonerò oggi ogni altra cosa per poter gioire interamente della tua compagnia!
PIPPO - Anche pe rme la gioia è grande... e cosa ne diresti di fare quella passeggiata lungo il fiume che da molto tempo mi promettevi?
S. - Ottima idea: per una passeggiata questa bella giornata primaverile è proprio ideale.
P. - «O amica degli amanti, primavera, dolce principio de' miei puri affetti, cui forse oblio non porterà mai sera, teco una volta sola i miei diletti nacquero insieme con l'erbett'e i fiori: ahimé, chi sa che in vano io non t'aspetti!»
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Testo scritto nel 1990 per il booklet del CD omonimo prodotto originalmente da SYMPHONIA (ora GLOSSA GCD921206)
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Dell’ampio panorama costituito dalla musica barocca italiana vengono generalmente esplorate la prima metà del XVII secolo (l’età di Monteverdi, Frescobaldi e Castello) e la prima metà del XVIII secoio (l’età della piena maturità di Corelli, di Handel e Vivaldi), optando quindi per due periodi ben distinti: il primo, in cui la scrittura musicale viene radicalmente rivoluzionata, il secondo nel quale si arriva alla «standardizzazione» di alcuni archetipi fondamentali dopo una lunga filtrazione. Non bisogna però dimenticare che il luogo in cui questa filtrazione avvenne fu proprio la seconda metà del ’600, quando furono elaborate le numerosissime suggestioni; costruttive e coloristiche ereditate dalla prima parte del secolo, creando le basi per un linguaggio moderno e formalmente stabilizzato.
Testo scritto nel 1998 su richiesta del I festival di musica antica "Grandezze & Meraviglie" di Modena e dedicato a Lorenzo
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Domandandomi di assumere la direzione artistica, insieme a Roberto Gini, di questo Festival di musiche Estensi, la città di Modena mi ha fatto un grande onore e mi ha permesso di realizzare un sogno che cullavo in me da molti anni. Al tempo stesso mi ha richiesto di raccontare la mia esperienza con la “musica antica” ed il mio percorso di “interprete”: è quanto mi accingo qui a fare, nella speranza - mi auguro non vana - di poter condividere questo sogno (in parte realizzato, ma in gran parte ancora da realizzare) con il maggior numero di persone possibile.
Quando, venti anni fa, dopo essermi diplomato in Conservatorio, decisi di volgermi al cosiddetto “violino barocco”, pensavo di dedicare un certo limitato periodo di tempo a questa specializzazione, per poi essere in grado di occuparmi di tutto il repertorio, grazie all’impiego di due strumenti differenti. La verità è che sto ancora adesso “specializzandomi”. Dopo più di venti anni non solo non sono ancora ritornato a suonare il violino contemporaneo, ma più vado avanti e più mi appaiono chiaramente l’immensità e la complessità dei due secoli di musica di cui mi piace occuparmi: il ‘600 ed il ‘700. Non ho mai avuto la sensazione di essere arrivato a saperne abbastanza, di essere uno “specialista”, ed è così che continuo, andando avanti per questa strada che non è un’autostrada, ma si biforca continuamente, e l’esplorazione dei cammini possibili è lunga e lenta.
Testo scritto nel 2005 su richiesta della "Sagra Musicale Umbra" in occasione di due concerti in Umbria
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Che colpa ne ho io se sono nato in una città così vecchia che è più vecchia di Roma? Si passeggia qua e là e si possono vedere in giro pietre etrusche, in un centro che è concepito interamente sulle misure dell’uomo e che andrebbe esplorato solo a piedi (o a cavallo…). Da ragazzo, quando mi capitava di vedere altre città, più moderne, non riuscivo mai a ritrovare quell’atmosfera, quella situazione dello spirito in cui mi sentivo a casa, e quindi non stupitevi se mi è sempre apparso naturale interessarmi a tutto ciò che è antico e di un qualche valore.